Ervamo in 24... e il primo che dice di nuovo che sono bionica....
NB Le foto di questo post si riferiscono tutte a Cheese. Quelle del pranzo casalingo, infatti, sono rimaste nell'etere, fra un civico e l'altro, visto che il file della Dani è troppo pesante per essere scaricato dai potenti mezzi tecnologggici di cui dispongo.E il neurone è troppo malandato per accorgersene per tempo. Ergo, bisogna aspettare che intervenga da casa e, trattandosi del giorno in cui "mi tocca", non so dove l'abbia portata la pazza gioia a cui si darà (se nell'armadio della figlia grande o a potare qualche albero del giardino, intendo). Appena la scovo, sistemiamo tutto.
... la minaccia è tutta nei puntini.
Perchè stavolta, contrariamente al solito, sono andata in tilt. Ma siccome ho capito perchè, ve lo racconto, a mo' di memento, per me e per chi di voi è solito organizzare pranzi e cene per un numero di persone superiore a quelle che, di solito, possono stare attorno ad un tavolo.
Ma prima, un po' di antefatti.
Antefatto numero uno: mostratemi un formaggio, di qualunque foggia, stagionatura e provenienza- e dirò sì al colesterolo. Non so resistere- e più invecchio e peggio è. Rasento la demenza senile, intendo, da tanto perdo i freni inibitori. A casa, bene o male, è facile trattenersi. Abito nella regione d'Italia più povera di latticini e il formaggiaio più fornito del quartiere lo si paga con la lametta, anzichè col portafoglio. Ma appena varco i patri confini, è finita. Non me ne lascio scappare uno. Quest'anno, peggio meglio delle altre volte, perchè prima sono stata in Valtellina, per malghe e latterie. E poi siamo andati a Cheese. Vale a dire, all'
Antefatto numero due: con tutta che ogni volta faccio programmi anticipati, non ero mai riuscita ad andarci. Mi riducevo sempre a dover rinunciare e a consolarmi con i racconti degli amici e le degustazioni del pusher, riproponendomi di volta in volta che alla prossima manifestazione, avrei tagliato il nastro e, finalmente, ce l'ho fatta. Non a tagliare il nastro, ma ad esserci- e pure per tempo, vale a dire il pomeriggio del venerdì, quando la fiumana del fine settimana era ancora di là da venire. Ve la faccio breve: se mai dovessi immaginare il mio angolo di Paradiso, lo vorrei così: banchi di formaggi a perdita d'occhio, uno migliore dell'altro, con produttori che lavorano col cuore, prima ancora che con la calcolatrice, orgogliosi del lavoro delle loro mani e desiderosi di condividerlo con te e con chiunque si avvicinasse ai loro banchi. Superfluo aggiungere che, in quei giorni, io ero il ritratto della bontà e della pazienza e mi sono resa disponibile a tutto, dalla prima caciotta all'ultima mostarda, tornando a casa con un bottino da favola, che è andato a far compagnia agli amici lombardi, in attesa sul secondo ripiano del frigo. Il che costituisce l'
Antefatto numero tre: ovvero: non aprite quella porta. Detto del mio frigo, ovviamente, che nel giro di una settimana si è trovato ad ospitare una trentina di tipi di formaggi diversi, la maggior parte dei quali di capra e quasi tutti non sottovuoto. Non vi dico le scene, dalla prima bottiglia del latte del mattino alla sistemazione degli avanzi della sera: la creatura che scappava sul balcone, urlando "liberatemi!", il marito, flemmatico, che affrontava il pericolo armato di citazioni letterarie ("c'è puzza di bambino morto" in primis- J.K.Jerome, Tre Uomini in barca) e confesso che, la volta che ho aprto il frigo soprappensiero, mi era anche venuto in mente il famoso coniglio, "che sta' a vedere che l'abbiamo trovato". In ogni caso, la situazione era davvero al limite, per cui o arrivavano i Nas o invitavo un po' di gente. E con questo, arriviamo all'ultimo degli antefatti, l'
Antefatto numero quattro. Parenti Serpenti- ma anche no: o meglio, decisamente no, se le riunioni di famiglia avvengono nei modi in cui abbiamo preso a rivederci in questi ultimi tempi, sulla scia dei contraccolpi della botta di quest'inverno. Ricevo io- e guai se non fosse così. Ufficialmente, è perchè ho la casa più grande di tutti, ufficiosamente è perchè non vedo l'ora. Mi piace ricevere, mi piace cucinare e sono immensamente felice di poterlo fare in questo momento e con queste persone. e loro, a quanto pare, contraccambiano, visto che al giovedì si sarebbe dovuti essere una decina, e al venerdì avevamo perso il conto...
Ora che avete gli antefatti, ecco il menu
Aperitivo
Palline di robiola di capra al pistacchio e acqua di rose
Primo piatto
Degustazione di formaggi (c'erano anche due salami di culatello, la fine del mondo)
Vi dico solo gli abbinamenti
1. pane:
panini morbidi al burro, con semi vari
pane alla zucca
crackers all'acqua (comprati)
TUC (comprati)
bibanesi (comprati)
lavanda
corbezzolo
erma medica
castagno
acacia
3. mostarde/composte/confetture
mostarda di arance de Le Tamerici (una bomba)
cotognata della suocera
confettura di ciliegie e peperoncino
gelatina di moscato e peperoncino
gelatina di moscato e mirtilli
gelatina di fiori di sambuco e moscato
confettura di fichi e barolo
confettura di pere e cannella
marmellata di pomodori rossi
cognà
dolci
Linzer Torte
Bonet
e una Cassata comprata da mia sorella (buona), visto che quel giorno il mai troppo adorato "bellodellazia" ha compiuto 15 anni.
Ho cucinato solo il venerdì mattina, con mia mamma, preparando antipasti, crostate e pani. Ho iniziato tardi, un po' prima delle nove e alle due era tutto sfornato. Poi ho fatto la spesa e ho preparato il bonet. Il tutto con il pensiero ricorrente del "the day before"- e cioè: "c'è poca roba"
Al sabato mattina, è iniziata la parte più noiosa dell'allestimento della tavola: vi dico solo che per mettere 5 tipi di miele in 15 ciotoline ho sacrificato un quarto d'ora e i resti del sistema nervoso. Dopodichè, ho poseguito appiccicosa per tutta la giornata. Stavolta, però, la costante era un'altra- e cioè: "c'è troppa roba". Però, me lo tenevo per me. Almeno finchè non è arrivata la Dani, a fare le foto e a sottoporsi alla dura prova dell'assaggio (leggasi: a spazzolarsi tutti i fondi delle pagnotte " che da domani mi metto a dieta, mmmh, belin ale, che buono, un pezzettino solo e poi basta") e quando ho parlato di tagliolini al limone ha strabuzzato gli occhi e ha detto "Il primo??? Ma sei matta??? Con tutta questa roba???". E così, abbiamo insieme firmato la mia condanna.
Non so se ho mai scritto qui sopra quello che continuo a ripetere da anni, ogni volta che mi si chiede come faccio a ricevere a multipli di dieci, ed anche con una certa frequenza: tutto sta nell'organizzazione. Cucinare è l'ultima cosa e, volendo, anche riordinare lo è, se prima ci si organizza per bene. "Organizzare" significa un miliardo di cose, la più difficile delle quali, per me, è combinare il numero di piatti con le portate del menu e i programmi della lavastoviglie. Tanto che, di solito, prevedo piatti in ceramica solo per il piatto caldo e per i dessert: altrimenti, finger food, alla faccia dei puristi flagellatori delle mode, che reclamano i vecchi antipasti e le cene sedute. Stavolta, però, era diverso: perchè i formaggi avevano bisogno di un piattino e non vi dico la profusione di forchettine e cucchiaini per la degustazione. Ergo, 24x24x24 piatti, più 24 flut, 24 bicchieri da acqua e 12 calici da vino rosso. Per non parlare delle ciotoline, dei taglieri e della posateria. Se avessi ceffato l'organizzazione, mi sarei trovata la microcucina invasa da roba da lavare- e così è stato. Perchè questi benedetti tagliolini al limone sono diventati non una portata obbligata- e obbligatoriamente lì, fra l'antipasto e la degustazione. Ma l'optional, al termine dei formaggi. Al quale, naturalmente, nessuno ha saputo dire di no. Ragion per cui, ho dovuto cucinare con gli ospiti in salotto (di solito, evito di farlo) e con una cucina che sembrava un camppo di battaglia (dopo la battaglia, ovviamente, e pure cruenta). E mi son ritrovata a lavare piatti fino alle cinque del pomeriggio, sempre con gli ospiti (in cucina, stavolta) e sempre nella confusione più totale, che aumentava a mano a mano che mi illudevo di mettere ordine.
Però, alla fine, eravamo tutti contenti. E io più di tutti, perchè vivo di gioia riflessa- e in certe situazioni, in certi momenti e con certe persone, ancora di più. Tanto che sto già immaginando la prossima, grata ad una stagione prodiga di prodotti della terra e capace come nessun altra di offrire occasoni per godersi il calore della propria casa e dei propri affetti. Immagino zucche, castagne e tartufi, e zuppe colorate, pani profumati, carni che grondano sugo e dolci morbidi in cui affondare il cucchiaio. Ma prima, abbiamo ancora una cosa da fare- l'ultima, domani. E poi un po' di fiato da trattenere. Specie davanti alla porta del frigo, dove son finiti i miserevoli resti di sabato scorso...
a venerdì, con Masterchef
Ale
P.S. prima che me le chiediate: nei prossimi giorni, metto un po' di ricette.