A grande richiesta: i favvins- e perchè NON ho parlato di Cracco&Parodi in TV
La risposta più semplice sarebbe "perchè non ho visto la trasmissione", ma siamo in tanti a sapere che non è andata proprio così. Perchè non erano ancora apparsi Carlo Cracco e Benedetta Parodi in tv, che già piovevano sms sul mio cellulare e messaggi su FB, che mi sollecitavano tutti a staccarmi dal pc e ad accendere la televisione. Cosa che, però, non ho fatto.
E neppure ho dato retta ai primi messaggi del giorno dopo, che spaziavano dal "cosa ne pensi" a "quand'è che ne parli sul blog": li leggevo e li accantonavo, fissando ogni volta un tetto massimo oltre il quale avrei ceduto e avrei affrontato l'argomento. "arriviamo a dieci- e poi ne parlo", mi ero ripromessa il primo giorno. "beh, no, facciamo quindici", ho corretto il tiro, il secondo. "A venti, giuro che ci faccio un post" era il fermo proposito del terzo- e al quarto, ho smesso di contare. E ho dato appuntamento a tutti qui, per spiegare in due parole perchè non ho voluto guardare la puntata di Che Tempo che fa che annoverava i due come ospiti e, di conseguenza, neppure ho potuto parlarne il giorno dopo.
La risposta è ancora più semplice della precedente- e cioè, non mi interessano. O meglio: non mi interessano più.
Di Carlo Cracco abbiamo parlato, ad abundantiam, lo scorso autunno, ai tempi di Masterchef. Lo abbiamo fatto nel nostro solito modo, ironico e un po' dissacrante e, tanto per cambiare, siamo state prese alla lettera, quasi che l'Ormo chat fosse davvero un gruppo di casalinghe innamorate e non la condivisione di una stessa prospettiva, leggera, ilare e come già detto, dissacrante,- l'unica che abbia reso possibile la visione di un format altrimenti noioso e prevedibile.
In più- e qui parlo a titolo assolutamente personale- ho scelto da subito di non parlare nè di ristoranti nè di chef, su questo blog. Per il semplice motivo che, con le competenze che ho, mi resta solo un modo per relazionarmi con loro- e questo è quello del cliente. Che tributa tutta la sua ammirazione per i singoli chef nel momento stesso in cui sceglie di spendere metà del suo stipendio nei loro locali, lasciando loro carta bianca, nella scelta del menu e dei vini- e che si aspetta di non uscire deluso. E' questa l'unica relazione che penso di poter stringere con uno chef stellato: i critici gastronomici non abitano qui, ed hanno dalla loro un bagaglio di talento, studi ed esperienze che a me manca. In più, non è da un solo giro che si giudica la giostra: per poter avere scienza della cucina di un locale, bisogna frequentarlo più e più volte, in modo che il giudizio complessivo sia la sana via di mezzo fra la botta di fortuna della giornata buona e quella di sfortuna della giornata storta. Trovo temerario affidarsi all' esito di una sola cena per poter dare consigli o sconsigli: e trovo letteralmente insulso partecipare ad un evento gastronomico, assaggiare un boccone di un piatto firmato- magari d'in piedi, con posate di plastica- e da lì discettare della filosofia culinaria di questo e di quello. E' una delle tante mode di questi anni, un corollario di uno show bizz che talvolta confonde clientelismo con clientela, in cui non mi ritrovo e da cui, coerentemente, prendo le distanze.
Tornando a Cracco, questo teorema vale anche per lui: quello che penso di lui come chef, resta nel novero della mia vita privata e nell'ambito di quei meccanismi nobili e degni che una relazione fra chef e cliente innesca. Nello specifico della contrapposizione a Benedetta Parodi, penso semplicemente che si sia trattato di una scelta "televisiva". Ci voleva uno chef che rappresentasse una filosofia gastronomica diametralmente opposta a quella della giornalistae, fra tutti, Cracco è attualmente il più "personaggio". Ma se al suo posto ci ofssero stati un Barbieri, un Bottura, uno Scabin (e magari la simpatia di un Corelli), la sostanza non sarebbe cambiata di molto.
Di Benedetta Parodi, invece, non si è mai parlato. Abbiamo tutti i suoi libri nello Starbooks, ogni tanto guardo il suo programma, la trovo un'intrattenitrice gradevole, garbata, simpatica. Ma siamo su due poli opposti, per quanto riguarda il modo di concepire la cucina. A quanto vedo dal programma e dai suoi libri, per lei cucinare è come stare sulla poltrona del dentista: "fa' che finisca in fretta"- sembra che dicano le sue ricette, piene di scappatoie e scorciatoie. Per me, per contro, è come stare sul lettino dell'estetista: fa' che duri. Fa' che duri questo tempo per me, per i miei familiari, per le persone a cui voglio bene; fa' che duri questa catena di ricordi, questo privilegio di poter cucinare quello che ti piace, di poterlo condividere, nella vita reale come in quella virtuale, di poter godere del tempo necessario per dedicarmi ad una passione che si esaurisce e si sublima in gesti semplici, ma che hanno il sapore di un rituale irrinunciabile.
Sia chiaro: ognuno la pensa come vuole- e ci mancherebbe, che non fosse così. Ma il paradosso è che quella che per noi è una passione, per la Parodi è una professione. Ed è qui che ciò che, in altre circostanze, mi sembrerebbe un punto di vista diverso dal mio (ma non per questo meno che sacrosanto), finisce per innescare un po' di rimpianto.
Perchè Benedetta Parodi ha a disposizione un mezzo potentissimo come la televisione, che si aggiunge alle sue naturali qualità di comunicatrice. Lei potrebbe davvero contribuire ad educare gli Italiani ad una alimentazione più sana e al mantenimento di una tradizione gastronomica che tutto il mondo ci invidia e si sogna.
Prendete Jamie Oliver: nei suoi primi programmi, proponeva una cucina veloce e basta. E avrebbe potuto benissimo continuare così, a maggior ragione considerando il tipo di pubblico a cui i suoi programmi erano rivolti, quella gente britannica che si nutre di cibo in scatola e di surgelati. Invece, ha cambiato rotta- specialmente dopo aver conosciuto a fondo la cucina mediterranea e quella italiana in particolare. Continua a proporre una cucina veloce, che deve essere, però, anzitutto sana. Preparata in casa, cioè- e cucinata a partire da materie prime buone e il meno trattate possibile.
Questo mi sarei aspettata che facesse la Parodi. E lo dico da donna che lavora fuori casa e che ha dadi da brodo in dispensa e rotoli di sfoglia del supermercato nel frigo. Ma che sa bene che a fare una pasta frolla ci si mettono sì e no 5 minuti e che ha il freezer pieno di surgelati che si prepara in casa, visto che bastano pochi accorgimenti per aver sempre qualcosa di pronto alla bisogna. E questo, senza essere bionica, ma avendo solo due o tre trucchi che ormai sono entrati sotto pelle e che fanno anche parte di un discorso più generale dell'economia familiare, per cui se vedo le orate in offerta ne compro un po' di più e se faccio le lasagne al forno le preparo in dosi doppie- e il resto nel congelatore.
Solo che io sono stata fortunata, perchè ho avuto dei bravi maestri: mia nonna, mia mamma e le tante amiche con cui ogni giorno ci scambiao dritte e consigli. Ma per chi davvero "deve" cucinare- e lo fa senza passione- proporre soluzioni del genere è giocare un po' sporco, a maggior ragione se lo si fa vestendo i panni di chi insegna a cucinare. Perchè è vero che di pollo impanato nelle patatine in busta non è mai morto nessuno (non ancora, almeno): ma il problema dell'obesità infantile è una piaga della società contemporanea e non è certo suggerendo alle madri di risolvere il problema della cena affidandosi a prodotti che traboccano di grassi nascosti che si potrà fare un'educazione alimentare a tutto tondo, dal rispetto per le materie prime a quello del gusto.
Detto da una che sulla "porca figura" ci ha messo su mezzo blog, discettando di massimo risultato col minimo sforzo. Ma il "massimo risultato" pretende ingredienti sani, un minimo di manualità e tanta passione: altrimenti, è aria fritta.
FAVVINS
A grande richiesta, perchè è stagione e perchè sono davvero una grandissima figata. La loro storia è qui e nel corso di questa primavera li ho preparati non so quante volte, sempre con uguale successo. Cestini del pane, finger food per aperitivi in campagna, spuntini solitari davanti alla TV: in qualsiasi occasione li pensiate, sono sempre deliziosi, divertenti, originali. E scusate se è poco
A stasera,
ale