MTMag- C'era una volta Elio (e altre storie)
XTRA(SH)-FACTOR di giovedì 22 novembre: forse che Jim Morrison, Janis Joplin, Jimie Hendrix, Kurt Cobain e molti altri artisti che vennero consacrati nella Hall of Fame da una morte precoce sarebbero diventati ugualmente dei miti della musica, se il destino avesse loro riservato una vita più lunga, esposta ai rischi del decadimento e della vecchiaia? Forse che un romanzo di culto come il Giovane Holden avrebbe avuto lo stesso successo se Salinger si fosse dato in pasto ad una vita pubblica, mostrandoci magari le sue debolezze e i suoi lati peggiori? e quanti sono i fans di Vasco Rossi che pensano che il loro idolo avrebbe fatto bene a ritirarsi dalle scene, prima di trasformarsi in un signore perbenino, puntiglioso e polemico, da bello-e-dannato qual era? Se anche voi vi siete posti questi interrogativi, almeno una volta nella vita, potete aggiornare la lista con l'ultima delle domende di senso, quella che, da qualche settimana a questa parte, ci accompagna nel mondo dei sogni, ogni giovedi- e cioè, che cosa resterà di Elio, dopo questa edizione di XFactor.
Perchè, diciamocelo, la vera delusione del programma è lui: non la Ventura, che ormai, chirurgo estetico a parte, non delude più nessuno; non Arisa, che con la scenata dell'altra sera ha dimostrato, a se stessa e agli altri, che la TV non fa per lei (il che, parolacce a parte, è un complimento); non Morgan che anzi, dopo essere passato dal tritatutto dello show bizz, ne è uscito talmente rafforzato da dimenticarsi nientemeno che di fare Morgan e offrirci, ogni sera di più, un saggio della sua competenza e della sua bravura. Chi ne esce malissimo è Elio e, di sponda, tutti noi che di lui abbiamo adorato quella ineffabile capacità di dissacrare il mondo, con quella implacabile lucidità che deriva solo dal saper guardare tutto con distacco. Niente a che vedere con il giudice di XFactor e con la strategia che ha adottato, quella di vincere a tutti i costi e di farlo secondo i meccanismi di un programma che, a dispetto dei proclami, infligge ogni settimana un colpo mortale alla musica e ai sogni di questi ragazzi. Per salvare a tutti i costi una sua scelta sbagliata in partenza, ha sacrificato l'intera sua squadra, concentrandosi su un solo membro della sua squadra- ovviamente, quello vocalmente meno dotato- e trascurando gli altri due, che invece avrebbero potuto riservare delle belle sorprese, con l'ovvio risultato di veder sbattuta fuori la migliore e ferma al palo l'altra, inchiodata ad una discreta somiglianza con Adele che da trampolino di lancio si è trasformata in una gabbia. Un copione già scritto, almeno per chi - e siamo in tanti- segue il programma dalla prima edizione, ma che ha scatenato le peggiori reazioni mai viste - e soprattutto mai associate ad un artista come lui. Se la prende con l'incolpevole Arisa, che ha salvato la sua cantante ma ha rilevato le sue evidenti responsabilità (con una voce del genere, se arrivi in ballottaggio alla 5 puntata, c'è qualcosa che non funziona nel tuo giudice)- e da lì in poi è tutto un martellamento continuo, che trasforma XFactor nella succursale di villa Arzilla ed Elio nella più pittima delle vecchiette. Quella che si allea con la Ventura e sceglie La Solitudine di Laura Pausini come pezzo forte della sua compilation, ormai risucchiato anima e corpo da quel nazional popolare che ha sempre dissacrato e di cui oggi è completamente intriso. Tristezza infinita...
Passando alle buone maniere, invece....
Fiona Carnavan- Lady Almina. La vera storia di Downton Abbey
Vallardi Ed.
Che io sia drogata di Downton Abbey, è cosa risaputa e neppure troppo peregrina, vista l'old fashionite che è in me. Ma che la mia dipendenza arrivi al punto di considerare come possibile acquisto un libro che, normalmente, non avrei degnato di uno sguardo, è cosa un po' preoccupante. Titolo a parte, comunque, è una storia vera, quella raccontata nelle pagine del romanzo: la protagonista èla statunitense lady Almina Wombwell, figlia illegittima di Alfred Rotschild ma non per questo meno che ricchissima, che alla fine del XIX secolo sposò un nobile inglese, povero ma bello e avita magione dotato, salvando quest'ultima dalla rovina e assicurandogli una vita felice. L'avita magione di cui sopra è Higclare Castle, nell'Hampshire, che, guarda caso, è la strabiliante location di Downton Abbey. Immediata l'associazione di idee, anche perchè, conoscendo Julian Followes, non è escluso che conoscesse benissimo la storia dell'ereditiera americana che sposa il nobile squattrinato inglese, facendone il "la" per la migliore fiction d'ambientazione storica di questi ultimi anni (lo decido io, sia chiaro :-)). In ogni caso, il romanzo mi attira anche perchè, a differenza della serie TV, si snoda da subito lungo i binari del romanzo storico, focalizzando la sua attenzione sul passaggio dall'età vittoriana al regno di Elisabetta II, passando attraverso le due guerre mondiali e i ripetuti sussulti della società britannica di quegli anni. Roba da farci un pensierino- e forse, più di uno
J.K. Rowling- Seggio Vacante
Salani
Solo io non sono riuscita a leggere Hatty Potter? mi sa di sì e visto che mi son stufata di essere esclusa da gran parte dei salotti letterari di questi anni, mi sa che stavolta ritento e provo a leggere questo romanzo di J.K.Rowling, il primo dopo la serie del maghetto più famoso del mondo. Al solito, la critica si strappa i capelli sulla bravura di questa scrittrice, qui alle prese con una materia in apparenza diversa da quella affrontata in precedenza: non più stregonerie e scuole di maghi, ma una deliziosa cittadina della provincia inglese, in cui i buoni sentimenti sembrano albergare dietro le porte dell'abbazia, dietro gli scuri di ogni cottage. Ovviamente non è così - e meno male che Agatha Christie è già finita al Creatore da un pezzo, altrimenti non reggerebbe al colpo- e insomma: aspettatevi magistrali descrizioni dei più oscuri meandri della natura umana, con un'alternanza di toni drammatici e umoristici che assicureranno al lettore continui colpi di scena, incollatura alle pagine compresa.sic dixit critica, staremo a vedere.
a martedì prossimo
ale
a martedì prossimo
ale