fast book- uomini che odiano le donne
Il titolo non mi attirava- e, se fosse stato per me, lo avrei lasciato sugli scaffali della libreria. Un altro giallo svedese, poi, mi puzzava tanto di operazione editoriale, sulla scia dei successi di Mankell, la qualcosa bastava, da sola a tenermi lontana dall'unico regalo fatto a mio marito in occasione del suo compleanno che fosse rimasto ancora intonso. Poi ci si è messo il caldo, la chiusura della libreria del quartiere, le pause pranzo sottratte al consueto giro da feltrinelli a causa dell'altrettanto consueto surplus di lavoro a un mese dalla chiusura degli uffici e insomma, per farla breve, non trovando proprio nient'altro da leggere, ho messo da parte l'idiosincrazia per il titolo e ho cominiciato.
Dopo due giorni, l'ho anche finito- e sono stati due giorni di quelli che non capitavano da un po', quando giri con il libro in borsa, noncurante del peso delle 400 pagine, anelando ad una pausa - dalla coda al supermercato al semaforo rosso- per poter andare un po' avanti,con un'ansia di sapere come va a finire che, inevitabilmente sovrasta il piacere di una lettura lenta, assaporata pian piano, goduta fino all'ultima virgola
Tre giorni dopo, gli entusiasmi sono calati e, al loro posto, è subentrata l'amarezza per un'altra occasione perduta: Stieg Larssen, questo è l'autore, risulta essere il fondatore di Expo, una rivista dedicata alla denuncia dei movimenti neo nazisti in Svezia e nel nord d'Europa, intensamente ricercati da lui e dai suoi collaboratori, dopo una vita di giornalismo militante ed impegnato. Il libro è il primo capitolo di una trilogia dedicata a Millennium, dal nome di un'altra rivista, questa volta di fantasia, che però nello spirito e nella struttura indipendente, sembra avvicinarsi molto alle caratteristiche del giornale dell'autore. i protagonisti sono ovviamente un giornalista e, meno ovviamente, una stralunata e tormentata investigatrice privata, dove fragilità e coraggio si fondono in un ritratto già assurto ai livelli di un'icona della letteratura. L'argomento- ahimé- sono le violenze alle donne, che in Svezia sono salite a livelli impressionanti ( secondo Larrsen, il 46% ha subito una qualche forma di abuso da parte degli uomini ed il 92% delle vittime delle violenze sessuali non le denuncia), che costituiscono lo sfondo del plot narrativo: la scomparsa di una ragazza avvenuta oltre 40 anni fa, i parenti-serpenti, l'isola semi deserta al nord della Svezia. Gli ingredienti, insomma, ci sarebbero stati tutti per confezionare un prodotto di vera qualità: invece, mi sono ritrovata a rincorrere i fili di una trama ad incastro, sovrabbondante e per questo inverosimile, con una banalizzazione estrema di quei contenuti che l'autore dovrebbe aver conosciuto bene ( l'equazione nazista=torturatore perverso è una semplificazione troppo scontata, nella sua drammaticità). anche lo stile è abbastanza piatto, lontanissimo dalle atmosfere malinconiche e rarefatte di un Mankell e di nuovo si perdono occasioni, con personaggi come Lisbeth Salander, che meriterebbe ben altri ritratti, e con la materia trattata, che alla fine scade nell'impersonale e nel cronachistico. D'istinto, mi è venuto da contrapporre quell'"..E liberaci dal padre" di Elizabeth George, con cui lo stesso tema è trattato in punta di penna, in modo delicato ma intenso, capace di scavare solchi profondi nell'animo del lettore e di evocare vere emozioni, con esiti ben diversi dalle sensazioni da " mordi e fuggi" che si accompagnano alla lettura di questo libro.
Insomma, un altro "caso" gonfiato, un'altra occasione mancata, un altro giornalista che crede che le storie siano articoli di giornale, solo più lunghi,un altro " fast book", in poche parole....
buona giornata
alessandra
P.S. non so come mi sia venuto fuori il fast book, ma mi piace... però, ci metto il copyright, sia chiaro!!!