Buon (NON) compleanno
Sono stata una figlia voluta ed amata e quindi, anche se i miei genitori non erano tipi da metter via bottiglie e cose varie, presumo che ci sia stata una gran festa, quel giovedì 27 gennaio di 45 anni fa. Di sicuro, era euforico mio padre, per il quale la nascita di una bambina rappresentava il coronamento di un sogno: "mi sposo, faccio una figlia e la chiamo Alessandra", andava ripetendo a quella che sarebbe diventata sua moglie e poi mia madre la quale, da donna di spirito qual era e qual è, ha obbedito divertita, bruciando tappe e piani (di mia nonna) per renderlo marito e padre orgoglioso della sua prima figlia femmina.
Da allora, non ho molti ricordi dei successivi compleanni: ho in mente i 14 anni, e l'emozione del primo mazzo di fiori, mandatomi dal papà; e quello dei 16, passato a piangere disperata "per non aver fatto ancora niente"; e i 25, a farmi rassicurare dall'amica più vecchia di qualche mese e dal mio primo mohito che al quarto di secolo si poteva sopravvivere; e la notte dei trenta, passata a guardare il soffito, in cerca di una via di fuga dalle mie scelte infelici; e i 33, e un medico con la testa fra le mani e "cazzo, Ale, fatti coraggio, non so come dirlo a tua madre"; e poi i 40- e il dolore più grande.
Improvviso, inatteso, a tradimento- il pugnale che mi porto nel cuore
Da quel giorno, non ho più festeggiato. "Mi son fermata a 39", dico, facendo appello a battute trite e a tristi luoghi comuni per scansare l'ostacolo. E, per il passato, ce l'ho fatta: ogni tentativo, dal più timido al più convinto, veniva bloccato sul nascere. La festa non è qui.
Ma oggi, sento che non posso più permettermelo.
E non perchè il destino abbia finalmente deciso di scegliere un altro giorno del calendario, per infierire su di me: puntuali, le nubi all'orizzonte di questi ultimi mesi si sono addensate minacciose in queste ore secondo il solito, stramaledetto copione. E neppure perchè abbia deciso di tener separato questo giorno dal resto : invidio un po' chi ci riesce, ma gli scompartimenti stagni non son cosa che mi appartenga: tutto si mescola, nelle mie giornate, gioie, dolori, soddisfazioni e incavolature e non è un numero sul calendario a fare eccezione.
Se non posso più permettermi di far finta di niente è, semplicemente, perchè mai come in queste ore mi sto rendendo conto di quante sono le persone che mi vogliono bene e che mi stanno chiedendo licenza di dimostrarmelo, oggi più che mai.
E non è solo mia figlia, che sonda il terreno e mi chiede se domani può essere lei a svegliarmi, o mio marito che, solitamente in corsa contro il tempo, dilata un impegno di lavoro a Londra "e tu vieni con me". E non è neppure il disagio che leggo nello sguardo di mia suocera, quando le dico che non voglio regali o l'imbarazzo dei colleghi, usi a festeggiar tutto e tutti- ma l'Alessandra no. Queste, son cose della vita reale, che si risolvono a quattr'occhi, senza bisogno di sputtanarsi su un blog. Ma quando questo disagio, questo imbarazzo, si fa palpabile negli amici che ho conosciuto qui sopra, nei messaggi incerti, nelle mail smozzicate, nel dispiacere di una rinuncia o nella delicata insistenza di chi ci prova lo stesso, allora non ci sono altre strade che questa. Ed anzi, vi chiedo scusa per non averlo capito, fino a prima della nius di ieri sera.
E quindi, fatemeli, gli auguri, se vi va: qui o in privato, è lo stesso. Li riceverò con la gioia sorpresa e commossa di chi, a 45 anni, ha avuto la fortuna di poter riempire ancora la sua vita del calore e del conforto di affetti nuovi, che mi hanno regalato sintonie ed entusiasmi che mai avrei immaginato di ricevere, nona questa età, non su un blog di cucina.
Per, magari, un "NON" vicino a "compleanno", non guasta...:-)
Alessandra