Di Daniela


Ed eccoci al dolce previsto per il mio pranzo estivo con gli amici.
Gli spaghetti proposti sono profumati e colorati e il dolce non può essere da meno. E' un insieme intrigante di sapori e aromi estivi, che comprendono il frutto che dell'estate racchiude tutto il profumo e la dolcezza: la pesca . Devo dire che quando lo preparo per gli amici, ha sempre un bel successo ed è di una semplicità e rapidità di esecuzione disarmante...
Si tratta , come annuncia il titolo delle

PESCHE FLAMBEE ALLA CARLO

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Le ho chiamate così perchè, per ciò che mi riguarda sono nate, come ricetta , milioni di anni luce fa, quando poco più che adolescenti ci divertivamo, nelle sere estive a prepararci cene che definirei incredibili (abbiamo, in un momento di obnubilatio mentis, perfino cercato di preparare prima di una serata in discoteca, degli spaghetti conditi al caffè , per poter contemporaneamente mangiare e tenerci svegli !!!!!! sic!) a casa dell'uno o dell'altro a Monterosso, e quando la casa in questione era quella (fantastica) di Carlo, la chiudevamo sempre con questa cosa buonissima, semplicissima da preparare, ma proprio speciale..... ed ecco che , con licenza dell'amico e padrone di casa in questione, vi racconto come facevamo.....
Occorrono per 4 persone
  • 2 belle pesche, mature ma sode (eccellenti quelle profumate a pasta gialla , ma va bene praticamente ogni tipo di pesca)
  • 4-5 cucchiai di zucchero di canna
  • 1/2 bicchiere di cognac
  • 3-4 porzioni di gelato di panna ( o di crema o al più fior di latte)
Sbucciate le pesche, togliete il nocciolo e tagliatele a spicchi non troppo sottili, perchè devono cuocere e altrimenti si disferebbero.

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In una padella antiaderente mettete lo zucchero e cominciate a farlo sciogliere a fuoco basso. Quando comincia a liquefarsi, aggiungete le pesche e "smuovendole" con delicatezza, fatele cuocere per qualche minuto, finchè la polpa non sia ben ammorbidita e si sia creato un bel sughetto, unione del succo della pesche e lo zucchero sciolto.
Nel frattempo mettete nei bicchieri o nelle coppe o nel contenitore che più vi piace, un po' del gelato che avrete comprato, se siete dei pigroni svogliati (io) o fatto, se siete dinamici, preparati e soprattutto possedete una gelatiera sottomano (non io) : c'è da dire che in questa stagione comunque le gelaterie che producono un buon gelato sono piuttosto frequenti.
Ora tutto è pronto: versate nel tegame delle pesche il cognac e "date fuoco" al tutto, ottenendo una bella fiamma che bruci l'alcool e lasci solo l'aroma alla nostra frutta.
Dividete su ciascuna coppa di gelato preparata le pesche ancora fiammeggianti (se riuscite....) o "spente" ma ancora calde e servite immediatamente!
E' una vera squisitezza che vi consiglio proprio di assaggiare, anche se il caldo di questi giorni e la mia super influenza fastidiosissima, non mi hanno permesso di fare foto che rendano completamente giustizia alla bontà di queste coppe!

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Buona giornata a tutti

Daniela

a scanso di equivoci: la ricetta che segue è la Robuchon originale, riportata da Maurizio Santin nel suo libro "I Dolci di M.S." editore Il Gambero Rosso.
Anzi no: è una creazione di Santin che lui dedica a Robuchon, come si legge nella precisazione qui sotto.
In ogni caso, resta immutata la mia confusione nel racconto che segue fra la tarte di Robuchon e quella di Felder, cosa di cui mi sono accorta successivamente e che ho ripreso nel post della Ma Tarte Choc. Ma siccome questo è un blog dove nessuno è perfetto e dove sbagliando non so se si impara, ma di sicuro ci si fanno un sacco di risate, lascio tutto com'è, anche se chiedo venia per la confusione: due torte del genere, però, possono bastare, per ottenere il vostro perdono?????



tarte robuchon

Sboroni si nasce ed io modestamente NON lo nacqui e qualche volta un po' mi dispiace. Come oggi, per esempio. Perché, vedete, questa torta qui io l'ho mangiata per la prima volta, vent'anni fa, direttamente al Crillon, a Parigi, e se tanto mi dà tanto potrebbe anche essere stata non dico assemblata, ma magari preparata sotto lo sguardo vigile del suo creatore, il grande joel robuchon. Per cui, adesso, io potrei iniziare questo post raccontandovi di quella volta che, a Les Ambassadeur, mentre stavo prendendo il tè con le amiche, sono stata colpita dalla consistenza di questo ripieno e al primo morso ho intuito l'esatta regione della provenienza del cacao e arrivata a casa ho telefonato a Maurizio e gli ho detto " guarda, fatti uno stage a Parigi che c'è uno che merita, mi sa..."
Invece, a me 'sta torta fa solo venire in mente il mal di piedi. Nel senso che io al Crillon, quel giorno lì, ci ero arrivata praticamente sui gomiti, stremata da un Genova-Parigi in treno notturno e da tre chilometri di coda per la mostra su Gauguin al Grand Palais e l'unica cosa a cui anelavo era un posto dove poter riposare, prima di riprendere il treno per tornare a casa. Non so neanche dirvi perché si sia finite al Crillon, anzichè nel classico bistrot da rive gauche, anche se non escludo di aver mosso a compassione l'amica globe trotter et maratoneta ( stricto sensu, sia chiaro), più incline a pinte di barbera che a calici di champagne, ma alla fine ci siamo impadronite di un tavolo, di un po' di sedie e di due menu, sui quali spiccava in bella vista una semplicissima Tarte au chocolat.
Era l'epoca in cui gli chef non erano ancora entrati di diritto a far parte dello star system e i nomi delle loro creazioni, se mai li avevano, derivavano tutti dalle personalità a cui erano dedicate, Madame Melba o Pavlova che fossero. Motivo per cui, questa torta era una semplice torta al cioccolato, senza alcuna menzione aggiuntiva di sorta. E meno male, aggiungo ora, perché all'epoca, se si fosse chiamata Tarte Robuchon, non l'avrei degnata di uno sguardo.
Da allora, è stato tutto una ricerca della ricetta perfetta, che riuscisse non dico ad eguagliare, ma quanto meno ad evocare il sapore di quella torta che, questo lo ricordo benissimo, fu per me una specie di choc, sia al gusto che alla vista: lucida, compatta, profumata, incredibilmente buona.
Fra tutte quelle provate, questa è quella che ci si avvicina di più: l'autore è quell'altro giga-fuoriclasse di Maurizio Santin, che alla corte di Robuchon ha fatto una parte del suo apprendistato e che per questa tarte ha parole di ammirazione sconfinata. Ovviamente, questa è la versione casalinga della sottoscritta, arricchita con un quantitativo maggiore di crema, perché qui si cucina per la famiglia, e lo strato di ripieno lo vogliamo bello spesso, ma la ricetta originale, così come la svela Santin, con tanto di Copyright, è questa qui:

TARTE DI CIOCCOLATO FONDENTE
(da I Dolci di Maurizio Santin, Gambero Rosso editore)

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200 g di cioccolato al 55%
150 g di panna liquida fresca
50 g di latte
1 uovo
pasta frolla per tarte*

Stendere la pasta frolla in uno strato sottile e foderare una tortiera di 30 cm di diametro imburrata e infarinata. Cuocerla nel forno a 180 gradi senza portare a temrine la cottura ( 15, 20 min al max) nel frattempo, preparare il ripieno: far bollire la panna con il latte e versarla subito sul cioccolato tritato. Mescolare energicamente con una frusta e aggiungere un unovo intero, continuando a mescolare fino ad ottenere un composto bene amalgamato. Versare questa crema al cioccolato all'interno della tarte e cuocere nel forno a 120 gradi fino a quando la crema avrà raggiunto la densità di un budino. Lasciare intiepidire e servire.

* 1 kg di farina; 800 g di burro; 400 di zucchero a velo/ 8 tuorli/1 pizzico di sale. ( le dosi, ovviamente vanno ridotte- io ho usato 3 hg di farina etc)
Impastare lentamente nello sbattitore, utilizzando l'apposita paletta, lo zucchero, il burro, i tuorli, la metà della farina e un pizzico di sale. Quando l'impasto comincia ad essere omogeneo, aggiungere il resto della farina. Quando è pronta, avvolgere la pasta nella pellicola e farla riposare per un giorno in frigorifero, prima di utilizzarla
buon appetito
alessandra

Di Daniela
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Grosio è un paesino delizioso a metà strada tra i due più centri più grandi e noti della alta valle, Tirano e Bormio.
Scoprirlo è stata veramente una sorpresa, perchè fino a quest'anno ci eravamo limitati a frequentarlo sono in occasione della sua notte bianca, ai primi di agosto, festa a cui gli abitanti tengono e che preparano con bell'anticipo e di cui vi ho già accennato, o per cercare qualche negozio di artigiano che manca vicino a casa nostra.
Invece quest'anno, insieme alle mie figlie, ci siamo dedicate a visitarlo con occhio più attento a ciò che di bello poteva offrirci, oltre alle sue passeggiate verdi o allo splendido colpo d'occhio sulle montagne che lo circondano.
Così abbiamo scoperto che Grosio, 656 mt di altitudine, e poco più di 4500 abitanti, nasconde piccole, splendide gemme che vale la pena di ammirare. Abbiamo scoperto per esempio che Grosio, col suo nome originale di Graeuse superiore, è già citato in un documento del 1058 e che il castrum de grosio e la villis de grossura, concessione vescovile legata a Como, fu affidata alla famiglia Venosta, che abitò il castello fino al 1500, per poi scendere in paese ed abitare l'omonima villa di cui vi parlerò in seguito. Per dare un occhiata a questo bel paesino cominciamo con

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PARCO DELLE INCISIONI RUPESTRI

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Innanzi tutto la prima cosa particolare... ci si può arrivare solo a piedi, salendo per un sentiero lastricato, che, partendo dalla grande centrale idroelettrica AEM in parte composta da edifici moderni e in parte liberty e che serve gran parte dell'alta valle,
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si snoda fino ai 2 grandi castelli medievali che dominano il paese : quello Vecchio, di S. Faustino (X-XI sec), ora in fase di restauro e quello NuovoVisconteo (XIV sec.), che proteggevano la vallata dai tentativi di invasione della zona, già al tempo ricca e perfetto crocevia tra Italia e Svizzera e di conseguenza , Nord Europa. I Castelli furono affidati al vescovo di Como e poi alla famiglia Venosta, e recentemente è stato scoperto che poggiano su una costruzione sacra ancora più antica , protostorica, databile dal II al I millennio a.C. Salendo su per il sentiero, i castelli ti appaiono ad una svolta quasi per incanto: particolarmente il Visconteo, ben restaurato, ha un'aria da castello delle favole, con la sua torre merlata e le diverse cinte di mura che scendono verso valle,


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e la loro recente ristrutturazione offre scorci splendidi dai loro torrioni verso la valle stessa.

Collage di Picnik2Collage di Picnik

La grande rupe nera, dove sono le incisioni, è proprio sotto l'accesso al castello e si staglia scura sul verde che la circonda, con la sua forma che il passaggio in epoche remote dei ghiacciai che fiancheggiavano l'Adda, hanno disegnato nel corso dei secoli a "dorso di balena".
Le incisioni furono scoperte 1966 grazie all'archeologo Milanese , Davide Pace che pose in giusto risalto l'importanza delle incisioni della Rupe Magna, che ha incise oltre 5.500 figure e che è la roccia più ricca di incisioni dell'arco alpino. Successivamente sempre lo stesso Pace scoprì altre incisioni , su quello che si chiama Dosso Giroldo, noto come la "roccia degli armigeri" di cui vi propongo dei rilievi effettuati dal Pace stesso.

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Sulla Rupe Magna troviamo figure di ogni tipo , che rappresentano animali

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uomini armati di archi, lance o in atteggiamento che le guide definiscono di preghiera

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o oggetti di uso comune nella vita di tutti i giorno degli antichi abitanti della valle
,
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e riguardano un periodo che va dal IV al I millennio a.C. ( dal neolitico all'età del ferro, con l'aggiunta di alcuni altri segni, in particolare croci, che raccontano della religiosità di questo popolo e dell'utilizzo dell'incisione come mezzo di espressione fino in epoche storiche. Particolarmente bella e preziosa per valore documentario è la scena corale dei sei “oranti saltici”. Il gruppo più ampio di figure, rappresentato da uomini armati, da capre e cervi, da segni serpentiformi, da segni a forma di labirinto, risalirebbe all’età del Bronzo. Per godere a pieno dello spettacolo è consigliabile giungere nel Parco nel tardo pomeriggio, quando la luce radente del sole permette la visione ottsimale dei segni incisi. (dal sito web ufficiale della Valtellina)

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(Solo queste ultime tre foto, come anche quella della capra, le ho riprese direttamente con la mia fotocamera dai cartelli espilcativi lungo il percorso, e dal sito web, sopra citato, ufficiale, perhè il momento non consentiva la loro visione diretta così chiara)
Solo per breve accenno vi dirò che si notano, anche senza essere un osservatore competente ,le diverse tecniche di incisione, che rendono chiara la differente età di nascita dei graffiti... ci sono quelli incisi con uno strumento a punta, i veri e propri graffiti, più filiformi nel tratto

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e quelli invece creati con la tecnica a "martellina", cioè con un qualche strumento di pietra, che ha lasciato un'impronta più larga, e un po' arrotondata, nella roccia.

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Fin qui le specifiche storico-tecniche: interessanti, necessarie per comprendere ciò che si sta guardando e spero abbastanza esaurienti per non addetti ai lavori, come me.
Ma nulla di tutto quello che ho detto può spiegarvi l'emozione che si prova quando, dopo i primi minuti di incertezza, necessari per "fare l'occhio" alle superfici ruvide e segnate da eventi atmosferici e non solo, improvvisamente, si cominciano a intravedere, prima, e a scoprire del tutto poi, i disegni della rupe... E' una sensazione stranissima, che porta ad una senso quasi di irrealtà, immersi nel silenzio del parco, illuminati dal sole più basso del pomeriggio avanzato (l'ora migliore come ho detto, per leggerne la maggior parte) , all'ombra delle alte mura di un castello imponente, di fronte a segni che arrivano da un passato così remoto, che la mente vacilla nel tentativo di renderlo tangibile, eppure così familiari, e ad un tempo così semplici, come i disegni dei bambini: così immediati ed istintivi che non richiedono alcuna spiegazione, perchè si comprendono benissimo. Qui niente giganteschi mammut, ma animali che anche i ragazzi conoscono, capre o cervi, e attrezzi che ancora adesso si usano o piccole spirali o archi e lance, dei quali è ovvia e usuale la funzione.
Perciò, se vi dovesse capitare di essere in vacanza in Valtellina e aveste qualche momento da spendere in modo un po' diverso dal solito, mi raccomando, fate un salto al Parco delle incisioni rupestri di Grosio, lasciatevi sfiorare con pazienza e calma, da un tempo lontanissimo e godetevi la bellezza di ciò che vi circonda.

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Buona giornata a tutti

Daniela


Di Daniela

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Eccomi questa volta a parlare di mare.. fa un gran caldo in questi giorni anche , per fortuna ogni tanto qualche momento di refrigerio ci viene dal vento termico nelle ore più caldo , che noi affettuosamente chiamiamo da sempre, a causa della sua scarsa impetuosità il Moscione o il Meschino (arriva da direzione Punta Mesco) e verso sera da una deliziosa brezza di tramontana, che spira dalle splendide colline alle nostre spallee che spiana un mare veramente splendido e pulitissimo in questo mese, che offre la vera fonte di frescura.... Le mie figlie , alle quali da anni temo spuntino da un momento all'altro una bella serie di branchie, vivono perennemente in ammollo insieme al loro.... mi verrebbe da dire branco ....di amici con le quali sono cresciute e che ritrovano con immensa gioia ogni estate. Io, nei momenti di massima calura, invece, mi ritiro in casa, per preparare qualcosa da presentare a voi e a loro quando, stanchissime e con la fame atavica di chi non sta fermo un momento rientrano strillando all'unisono mentre vanno a cambiarsi: "MAMMMMMMMAAAAAA, COSA SI MANGIAAAAAAAA?????"
quindi,sospinta da siffatto delicato suggerimento ad agire, vado a proporvi quello che loro mangeranno tra poco e cioè

LASAGNE CON CREMA DI MELANZANE E CAPRINO

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Questa profumatissima ricetta arriva direttamente da "Io cucino" di agosto. In questo caso non ho cambiato quasi nulla... mi sembrava perfetta così, e l'asaggiomi ha dato ragione!!!!
Ingredienti per 4 persone:
  • 200 gr di pasta fresca per lasagne
  • 300 gr di caprini freschi
  • 2 melanzane
  • 400 gr di pomodori pelati
  • 20 gr di Parmigiano Reggiano grattugiato
  • 1 scalogno
  • basilico
  • 4 cucchiai di olio evo
  • sale fino e pepe

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Tritate lo scalogno finemente e fatelo appassire in una padella con una cucchiaiata di olio evo. Unite i pelati, qualche foglia di basilico, sale, pepe e fate cuocere la salsa per 10 minuti a fuoco dolce. Spuntate le melanzane , tagliatele in 2 per il lungo e da una metà togliete una fetta da ridurre a dadini di 1/2 cm e fateli saltare per poochi minuti (5 o 6) in un po' di olio , unendo alla fine un pizzico di sale.
Fate cuocere le restanti melanzane avvolgendole in alluminio (o in carta forno sbagnata e strizzata) ed infornendole a 200° per 20 minuti circa (in alternativa per chi lo ha, potete cuocerle anche nel microonde, in una pirofila alla massima potenza per 7 minuti) . Sfornatela, eliminate l'alluminio o la carta, raccogliete con un cucchiaio delicatamente la polpa e schiacciatela in una terrina con i caprini, il grana, il sale e il pepe o peperoncino.
Mettete in una teglia da forno ben unta e spalmeta con un po' di salsa di pomodoro , la pasta per lasagne scottata, ricopritela con la crema di caprini e melanzane , la salsa di pomodoro e una generosa manciata di parmigiano. Sull'ultimo strato aggiungete anche i dadini di polpa di melanzana rosolati.
Mettete la teglia in forno a 180° per 25 minuti. Sfornatela e servite tiepida o a temperatura ambiente.
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Il profumo è delicatissimo e i sapori di melanzana, basilico e pomodoro si sposano perfettamente. Vorrei aggiungere anche che si tratta si di un piatto di pasta al forno , ma leggero che non pesa più di tanto sulla linea , perchè senza besciamelle e burro. Quindi un occhio di riguardo, come avevo promesso si alla gola, ma anche al bikini.

Buona giornata a tutti

Daniela

Di Daniela
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Nel periodo di ferragosto capita spesso di avere per casa qualche amico che si diverte al pensiero di mangiare in compagnia, specialmente ora che a preparare il pranzo è l'amica che scrive ricette su un blog: "Vabbè, allora, vorrai farci sperimentare, no?" . Non è che sia facilissimo trovare qualcosa di originale, gustoso e che stuzzichi le papile gustative (velo ricordate il vecchissssimo "titilla la papilla"? ecco una cosa analoga!) degli ospiti, perchè d'estate tutto deve essere leggero, ma gustoso, rapido da preparare ma appetitoso, originale ma semplice e profumato.....
Quindi, conscia dei miei doveri di ospite ho pensato di organizzare un veloce menù estivo che comprederà un primo e un dolce tanto per non appesantirsi troppo.... e il "primo" ho pensato che sarà rappresentato da

SPAGHETTI ALLO ZAFFERANO CON ZUCCHINE E PISTACCHI DI BRONTE


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La ricetta arriva, diretta, con qualche piccolo "aggiustamento" , da "Io cucino" dell'8 agosto.
Dunque per 4 persone
  • 350 gr di spaghetti
  • 300 di zucchine
  • 50 gr di pistacchi freschi, sgusciati e di Bronte, se possibile
  • 2 cipolle
  • 1 bustina di zafferano
  • pecorino grattugiato
  • 1/2 bicchiere di vino bianco(100 ml. circa)
  • basilico e finocchietto selvatico
  • olio evo
  • sale grosso e fino
Un'unica premessa: in tutto Monterosso, Levanto e nell'unico supermercato di Genova dove ho mandato in avanscoperta mio marito non ho trovato neppure l'ombra di un pistacchio...... Quindi con la morte nel cuore devo sostituire ai 50 gr di pistacchi previsti dalla ricetta i 20 gr che posseggo e 40 gr di pinoli, sperando che l'effetto generale sia simile.
Andiamo a cominciare.

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Sbucciatele cipolle e tagliatele a spicchietti sottili. Pulite e lavate le zucchine e tagliatele a bastoncini piccoli . Mettete prima le cipolle e poi dopo pochi minutio le zucchine a dorare in una padella con poco olio evo e fatele cuocere a fuoco dolce per una decina di minuti.
Nel frattempo frullate insieme o tritate finemente con la mezzaluna o meglio ancora col mortaio, i pistacchi, un paio di rametti di finocchietto e una manciata di foglie di basilico.
Se usate i frullatore o il mortaio, aggiungete, un pochino di olio e sale per creare una cremina direttamente nel bicchiere o ne vaso, mentre se tritate a mano trasferite il trito in una ciotolina e fate lo stesso.

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Nel frattempo mettete l'acqua sul fuoco, dove scioglierete una bustina di zafferano, per saporire e colorare la pasta e, quando bolle , buttate gli spaghetti e cuoceteli per circa 8 minuti (comunque controllate i tempi di cottura sulla confezione) . A questo punto scolateli , tenendoli un po' umidi e conditeli subito con il pesto di pistacchi, finocchietto e basilico, che, se serve , potete allungare con un mestolino di acqua di cottura. Ora versate sugli spaghetti le cipolle e gli zucchini, che saranno ancora caldi, unendo anche i pistacchi tritati tenuti da parte. Togliete dal fuoco e spolverizzate il piatto con abbondante pecorino romano grattugiato. Servite subito.
Vi asssicuro che i profumi che si sprigionano dalla terrina sono eccellenti e il sapore, particolare ed aromatico insieme, ne è assolutamente all'altezza. Vale la pena di provarli, senza dubbio.

Buon appetito a tutti

Daniela

SPAGHETTI WITH SAFFRON , ZUCCHINI AND PISACHIOS
(translated by Daniella Guagliardo)
  • 12 oz spaghetti
  • 1 1/2 c. zucchini (aprox. 3 medium)

  • 2 onions

  • 1/2 c. white wine

  • 1/4 c. grated pecorino romano cheese

  • 1/4 c. pistachios

  • 1 packet saffron

  • fresh basil, wild fennel fronds

  • extra virgin olive oil

  • coarse salt, fine salt, pepper

Peel the onion and chop into thin small pieces. Cut the zucchini into "matchstick" pieces. In a frypan on medium heat add some olive and cook onion until golden, then add zucchini and wine, cook another 10 minutes.
While this is cooking, chop finely with a mezzaluna
or knife, or grind with mortar and pestle the pistachios, herbs, salt and pepper and a little oil to form a creamy consistency. Set aside.
Heat water and add coarse salt. Add the saffron for flavor and color. When boiling, add spaghetti and cook 8 minutes or according to package directions.

Drain, keeping a little of the cooking water. Add pasta to zucchini mixture, then add reserved pistacchio mixture, adding a little of the pasta water, if too dry.

Sprinkle with lots of grated pecorino romano.

Serve immediately

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Se non fosse che mi vergogno per l'aulicità del paragone, scomoderei Orazio e il carpe diem. Perché la particolarità di questa ricetta sta tutta nel cuore morbido, assicurato da una treccia di mozzarella che fonde cremosa nel piatto, al primo taglio della forchetta. Ma che, al pari di tutti i formaggi cotti, dopo un po' si rapprende in una massa gialliccia e filamentosa che, se salva ancora qualcosina sul fronte del gusto, perde ogni attrattiva su quello della presentazione. Quindi, ai soliti tempi di esposizione a cui ci condanna ogni obiettivo fotografico che si rispetti, in questo caso bisogna aggiungere l'esatta combinazione fra il raffreddamento dello sformato (che se è troppo caldo, si spatascia) e quello della fusione della mozzarella, su cui credo che Einstein avrebbe deciso di dedicare il resto delle sue ricerche, se non fossero sopraggiunti altri impegni, un tantino più urgenti. Ma siccome qui Einstein ci fa un baffo, sono partiti i calcoli combinati, al nanosecondo, ovviamente, perché in casa mia si fa tutto col calibro, anche e specialmente la frantumazione delle scatole della sottoscritta. E quando finalmente era tutto pronto, macchina fotografica da una parte, set dall'altra, sguard fissi sull'orologio della cucina ( che è fermo da quando abbiamo traslocato, ma è un dettaglio superfluo), proprio allo scattare dell'attimo, è squillato il telefono. Con la suocera all'altro capo, che si informava delle sorti della terrina, visto che la ricetta proviene dai suoi archivi e non sia mai che la nuora avesse sbagliato qualche cosa e già che ci siamo te ne dò un'altra, che è un po' lunga ma ne vale la pena, aspetta che la cerco, l'avevo messa qui, ecco, mettiti comoda che detto.
Devo proseguire, o il finale lo sapete già?
E se, tanto per cambiare, vale la regola della seconda che ho detto, usate la vosta immaginazione anche per "vedere" il filo di mozzarella colante, dalla foto qui sotto, fatta all'unico esemplare superstite, il mattino dopo. Perché alla sera, qualcosa mi ha suggerito che sarebbe stato meglio non insistere con le foto e mettere subito in tavola...

TERRINA DI PEPERONI CON CUORE DI TRECCIA

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per 4 persone
6 peperoni rossi; mezzo peperone giallo; mezzo peperone verde; una treccia di mozzarella; 2 cucchiai di pangrattato; 2 cucchiai di parmigiano grattugiato; uno spicchio d'aglio; olio EVO; 2 uova; sale e pepe

Disponete i peperoni rossi in una teglia con un dito d'acqua e fateli cuocere in forno già caldo a 200 gradi, girandoli spesso, finchè la pelle tenderà a staccarsi. Toglieteli dal forno, chiudete per qualche minuto in un sacchetto per alimenti; quindi spellateli, puliteli, divideteli in falde e salateli. in alternativa, potete anche gligliarli, eliminando sempre la pelle.
Disponete le falde di due peperoni spellate e, se necessario, tagliate a pezzi su misura, in una terrina della capacità di circa un litro, rivestito di carta da forno bagnata e strizzata (io ho usato gli stampi monoporzione da plum cake e ho leggermente sovrapposto le falde, quando non sono riuscita a tagliarle su misura). Intanto, saltate in na padella i peperoni rossi rimasti, tagliati a pezzetti, con l'aglio e un filo d'olio. Farli raffreddare, frullarli bene al mixer con le uova, il pan grattato, il parmigiano reggiano, sale e pepe.
Formate, con il composto ottenuto, uno strato all'interno dello stampo da terrina disponete al centro la treccia di mozzarella intera e coprite con la crema di peperoni rimasta. Cuocete la terrina in forno già caldo a 180 gradi percirca 25 minuti. Lasciatela riposare per qualche minuto e servitela, tagliata a fette, con i peperoni gialli e verdi tagliati a julienne

Avendo usato le monoporzioni, ho ridotto i tempi di cottura, ma non di tanto: una ventina di minuti, non di meno. Di solito, cuocio a bagno maria, ma stavolta, per non crepare di caldo, mi sono fidata della ricetta e ho fatto bene, perché il composto è cresciuto bele ed è rimasto molto umido all'interno - grazie anche alla mozzarella, che ha fatto il suo dovere ;-)
Naturalmente anzichè la treccia, ho usato le treccine di fiordilatte.
Ottimo secondo, molto estivo, estremamente versatile negli abbinamenti ( ci sta bene un po' tutto, dal pomodoro alla melanzana): da rifare, al più presto
Alessandra

Di Daniela

Vi ho già parlato degli amici meravigliosi e disponibili che Alessandra e io abbiamo e che ci seguono con entusiasmo nelle nostre avventure.... Maria è una di questi, una gentile giramondo, che mi ha prestato colori e voce per raccontarvi un brevissimo scorcio di una splendida città. Perciò, direttamente dalla sua penna virtuale , un'occhiatina alla Bouqueria di Barcellona e, tanto per seguire Ale nel suo maccheronico spagnolo, hasta la vista a todos, amigos!!!!

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"Mamma mia che emozione scrivere su un blog! Fino a ieri nemmeno quasi conoscevo il significato della parola e ora addirittura mi diletto a scrivere di viaggi e colori.
La richiesta, forse inusuale per un pigro pomeriggio al mare sotto l’ombrellone, era chiarissima: avere degli scatti fotografici di qualche mercato in giro per il mondo e un testo a commento. Come dire di no a Daniela? La conoscete tutti, vero? Quella sua travolgente simpatia ed esuberanza, quel suo dinamismo e quella sua ….“chiacchiera” dalla quale mi faccio coinvolgere senza opporre alcuna resistenza, anzi! E allora eccomi qui a buttare giù qualche appunto di viaggio sul pc rubato,per l’occasione, a marito e figli. L’anno :il 2004, il mese: gennaio, l’occasione: le vacanze natalizie e quella promessa di brindare al nuovo anno insieme agli amici del mare. Ma dove? L’idea di Barcellona scaturisce così, un po’ per caso, dopo una serie di destinazioni mancate per scarsa disponibilità di voli o alberghiera. Poche le aspettative, più che altro la voglia di trascorrere gli ultimi giorni dell’anno in compagnia e non intirizziti dal freddo. Scoprire Barcellona ci ha stregato a poco a poco. I suoi quartieri borghesi comodi e raffinati, il Barrio Cino e i suoi locali alternativi, i negozi aperti fino a tardi, le ramblas pullulanti di gente piena di gioia di vivere , il piacere di gustare le specialità del luogo, le bellezze naturali e le bellezze architettoniche. Per non parlare della movida barcellonese, del genio di Gaudì, l’architetto geniale protagonista assoluto della citta, dei colori e dei profumi….Barcellona non appartiene alla Spagna, Barcellona appartiene al mondo. Non ci credete?Provate a girare per la “Bouqueria”,

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il grande mercato coperto di Barcellona,vi sentirete a casa e avrete voglia acquistare i“chupa chups” i cui involucri sono stati disegnati da Salvador Dalì in persona,

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mentre passeggiate sull’avvenieristica “rambla” a mare, di assaggiare la meravigliosa e coloratissima frutta

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ammirando il panorama della città comodamente sedute sulle panche anatomiche e coloratissime costruite da Gaudì nel Parc Guell, di comprare il pesce freschissimo alternato come in un quadro con cura certosina dai venditori, attenti a forme, dimensioni e contrasti di colore, come se allestire i banchi fosse un’espressione artistica in sé e per sé.

Collage di Picnik

Barcellona è tutto questo e molto di più: Barcellona è femminile e, come tutte le creature femminili, misteriosa ed emozionante, un’emozione liquida, tangibile e le emozioni , si sa, durano per sempre.
Maria M."


Buon ferragosto a tutti e un grazie specialissimo a Maria

Daniela

Di Alessandra (Raravis)

L'ombrello e l'appetito, mi verrebbe da dire, a bruciapelo, visto il clima più affine agli improvvisi cambi d'umore del nord Europa che non alla Costa del Sol e considerata la strepitosa varietà della cucina gallega. Ma i posti da vedere, in Galizia, sono davvero tanti e belli , specialmente quelli un po' più fuori dai circuiti turistici: qui ci sono quelli che ci sono piaciuti di più e che ci hanno sorpreso per la loro bellezza e la loro vitalità.
Buon viaggio

Vigo: ve lo ricordate il Capitan Nemo, quello delle Ventimila Leghe sotto il Mare? Bene, è passato di qui. Ed anzi, ci si è fermato parecchio, visto che il fantomatico tesoro dovrebbe giacere nei fondali delle acque della città, ma invano. Da allora, però, è impossibile non associare alla leggenda questo ex piccolo villaggio di pescatori, che conserva nella toponomastica le sue umili origini, ma che in questi anni, grazie all'incremento della flotta peschereccia, è diventato la città più importante della regione, strappando a A Coruna questo primato. I suoi abitanti, però, non sembrano essersene accorti: vivono serenamente in una dimensione molto provinciale, con pochi hotel ( uno solo di lusso, ma scomodissimo come posizione) e pochissimi monumenti di pregio. Meglio, molto meglio, sintonizzarsi sui ritmi della popolazione e farsi un giro per i vicoli in salita delle città vecchia, respirando un'aria quasi da Lisbona e curiosando fra i negozietti di vimini e le bodeghe dove si mesce il cidro....






Monastero di Poio: all'entrata di Pontevedra, piccola città sulla omonima rias, è un monastero a cui i Galleghi sono particolarmente devoti. Nelle forme, ricorda molto la vicina Santiago, ovviamente in versione ridotta, così come anche lo splendido retablo davanti all'altare ha un che della "sorella maggiore", per così dire. Gli abitanti della Galizia vanno però oltremodo fieri delle teste parruccate dei Santi ( mettere capelli veri alle statue dei Santi è indizio di particolare venerabilità), del libro più piccolo del mondo nell'annesso museo e, a fare pendent, del granaio più grande di tutta la regione, subito dietro la chiesa.





O Grove: regione superturistica, ma io vi ho avvisato. Sull'isola di A Toxa, collegata alla terraferma da un ponte ( all'uscita, esprimete un desiderio e trattenete il respiro per tutto il tempo della sua percorrenza: se arrivate in fondo ed avete ancora fiato, il desiderio si avvererà. Altrimenti, dal cielo, vegliate su di noi, mentre sudiamo sulla tastiera..) c'è la famosa fabbrica di sapone, con proprietà miracolose per quanto riguarda la levigazione della pelle. Gli ingredienti, ovviamente, son segreti, ma i prezzi sono del tutto abbordabili.





Tuy: uno spettacolo. Puntate i piedi, fate carte false, piuttosto scappate nella notte ma non tralasciate di visitare la cattedrale di questa minuscola cittadina proprio al confine col Portogallo, unica di tutta la spagna a non avere neppure un semaforo. L'attrattiva è, naturalmente, la cattedrale fortificata, testimonianza della posizione strategica del luogo, l'ultimo avanposto spagnolo prima del confine, oltre che tappa obbligata di una delle tante vie verso Santiago. Sorge in forme romaniche preservate nel tempo, ed ha uno splendido portale che risale al XII secolo, con invenzioni figurative di rara, rarissima libertà espressiva per la tradizionalissima Spagna. Recuperatevi una guida e godetevi tutta la visita, ivi compreso il panorama sulle campagne portoghsi, perché davvero c'è un tesoro dietro ogni angolo esarebbe un peccato che vi sfuggissero.






A Coruna: ovvero il capoluogo, la capitale, in tutti i sensi. E non importa se oggi Vigo l'abbia spodestata dal podio di città più importante della Galizia, perché certe cose rimangono dentro, indipendentemente dai flussi dell'economia e della storia. A Coruna è la vera città gallega, ricca di vita, di negozi eleganti, di strade animate, di ristoranti, di ampi respiri, a testimoniare, se mai ce ne fosse bisogno, che certe vocazioni e certe aperture culturali resistono agli urti della sorte.
La chiamano la città di vetro e mai soprannome fu più azzeccato: vetrate ovunque, anche nelle architetture moderne, rispettose della fisionomia originaria del tessuto urbano e che stranamente non infastidiscono, da tanto sono ben inserite nel paesaggio circostante.
Noi ci arriviamo il 25 giugno, in piena frenesia da Unesco, vista l'inclusione del monumento smimbolo della città- il faro di Ercole- nella lista dei Patrimoni dell'Umanità. Il centro della festa è piazza S. Maria Pita, ma la gita al faro si impone- e ne vale davvero la pena. Lontana dal vocìo festante delle strade cittadine, è questa la zona dove l'emozione tocca il suo culmine, là dove il cielo e il mare si toccano e si perdono all'orizzonte, portando con loro le voci del passato, dall'approdo di Cristoforo Colombo alla infelice partenza di quell'Armata che, proprio da questi lidi, sperimentò il crollo del mito dell'invincibilità.
Si torna in città per immergersi in un'altra emozione, più godereccia, questa volta, in un trionfo di mariscadas, servita nelle miriadi di ristorantini che si susseguono a ridosso della piazza principale e dove la scorpacciata è d'obbligo....





Lugo: le guide la snobbano, ingiustamente: ultima tappa del Camino, mantiene un centro storico ricco di fascino. E poi, scusate, ma quando vi capita più di vedere una cinta muraria romana in siffatte condizioni???




L'impatto è di quelli potenti e l'atmosfera è talmente avvolgente che quasi quasi vi chiedete se non siete stati catapultati all'improvviso ai tempi di Giulio Cesare &C. visti gli strani personaggi che vi vengono incontro...


...ci sono pure i barbari...



...e gli infallibili rimedi dei druidi...


...qualche anacronismo..


...e persino Flavius Briatorius...
...et nonnullae velinae....
..panem....
..et circenses....


e una bella benedizione finale, a concludere il tutto...
alla prossima tappa
alessandra

Di Alessandra (Raravis)


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Natale non è Natale senza regali, si lamentava non più quale delle sorelle March in uno degli incipit più famosi della letteratura mondiale. L'estate non è l'estate senza una zuppetta fredda direbbe invece uno qualunque dei milioni di food bloggers sparsi per la blog sfera, visto il proliferare, in questi ultimi anni, di gazpachi più o meno esotici, ajo blanco, creme fredde e robe varie, con cui si è soliti annunciare che la bella stagione è arrivata. A noi non fanno propriamente impazzire ( ve la ricordate, la zuppa CAZ???) ma qualcuna fa eccezione, specie se combinata con ingredienti di territorio, in unioni benedette da tradizioni millenarie: come quella fra cetrioli e yogurt, per esempio, qui declinata in una versione aromatica e profumata, in un felice trait d'union fra sapori mediterranei e risonanze nordiche. Da provare, assolutamente

ZUPPA FREDDA DI CETRIOLI E YOGURT

zuppa fredda di cetrioli e yogurt

per 4 persone
4 cetrioli di media dimensione, ben sodi
1,5 dl di latte
300 g di yogurt bianco cremoso
un cucchiaino di aneto tritato
un cucchiaino di basilico tritato
il succo di un limone
sale e pepe
40 g di olio EVO
per guarnire, un peperoncino rosso fresco

Preparazione: spuntare i cetrioli e pelarli, poi tagliarli a metà nel senso della lunghezza ed eliminare i semini centrali. Tagliarli a tocchetti e metterli nel mixer insieme allo yogurt, al latte, al'olio e a un pizzico di sale e pepe. Frullare sino ad ottenere un composto cremoso; trasferirlo in una ciotola e aggiungere il succo di limone e le erbe tritate. Amalgamare bene e porre in frigorifero per due ore. Al momento di servire, suddividere la coppa in coppe o in grossi bicchieri di vetro. Per la guarnizione: lavare il peperoncino rosso, privarlo del picciolo e tagliarlo a metà, eliminare i semi piccanti e tritarlo finemente: distribuirlo sulla superficie della zuppa fredda.
Buon Appetito
alessandra

Di Daniela


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Io sono una moderata fruitrice di televisione. Considero, e mi si perdoni la forse eccessiva sincerità, incredibili , i 3/4 dei programmi che passano sul piccolo schermo.... Mi sconcertano tronisti, veline, letterine, letteronze, opinionisti, ex qualunque cosa e attori che sussurrano convinti che quello sia recitare con classe e talento. Non ho mai visto la maggior parte dei format che vanno per la maggiore e ignoro, di conseguenza, l'identità della gran parte di coloro che popolano le riviste patinate, facendo rivelazioni sconvolgenti sui loro nuovi amori o regalandoci perle di saggezza sulle loro convinzioni personali o sulle loro aspettative per il futuro. Certo, confesso che spesso dal parrucchiere, mi faccio aggiornare sui principali personaggi da giornali vari e chiedendo delucidazioni e chiarimenti al proprietario, che gentilmente si presta a spiegarmi alcuni oscuri arcani. E così, di sera, quando voglio rilassarmi un po', prima di dedicarmi alla lettura e all'agognato riposo, non mi rimane che guardare qualche telefilm, possibilmente di una delle mie serie preferite, che spaziano tra le avventure degli agenti della scientifica o di quelli dell'FBI , piuttosto che le vicende di chi vede i fantasmi o studia profili criminali...... Li trovo rilassanti, senza impegno , a volte divertenti, altre perfino interessanti. Derogo solo in concomitanza di qualche film particolarmente amato (ho un debole per quelli in bianco e nero epoca anni '20-'40) o per pochi altri programmi di attualità o storia .
Però i telefilm restano i miei spazza-mente preferiti.
C'è in più un fatto che mi diverte moltissimo e sul quale io e mio marito abbiamo creato un piccolo gioco : vince chi riconosce il maggior numero di attori che recitano nelle varie serie . Chiarisco: per quanto diverse siano le situazioni che affrontano, le città dove vivono, i lavori o le attività criminose che svolgono ecc ecc, gli attori che "girano" , a parte i protagonisti più celebri, sono sempre gli stessi. Puoi trovare un poliziotto modello nella serie Y che si trasforma, novello Mr. Hide, in un cattivaccio nella serie X, o un agente dell'FBI in Z che diventa un fantasma in P... C'è poi la bambolona, fatale ammiccante e di facili costumi in YZ, che ritrovi in YY, come per magia, "Madre Americana" tipo, tutta casa, 4 figli e cane, che viene vessata crudelmente dal marito , bieco delinquente, che magari nella seirie XY era addirittura Giudice della Corte Suprema! Insomma è un bel minestrone, a volte esilarante per la diversità delle situazioni e sempre divertente da scoprire....Ma il massimo sono 2 attori, poveretti, che, in conseguenza del loro aspetto fisico un po' particolare, (Uno è completamente tatuato , magro e non molto alto, e ha una faccia terribile....l'altro è più alto e muscoloso ma, purtroppo per lui , ha lo sguardo sfuggente e gli occhi troppo vicini e cattivelli, entrambi con testa rasata......e dire che magari sono tutti e due nella realtà paste d'uomo!!) , fanno sempre, comunque e al di là di ogni ragionevole dubbio , i Cattivi con la C maiuscola. Vero è che, obbiettivamente , sono talmente inquietanti nell'aspetto che potrebbero recitare in ben pochi altri ruoli; ma insomma deve essere un po' frustrante sapere che nel tuo futuro professionale c'è solo la possibilità di assassinare qualcuno o spacciare droga o assalire banche...Bene, ora che vi ho svelato questo mio lato oscuro, tipo Dart Fenner (o Darth Veder se preferite) posso passare a raccontarvi di questo saporito

SPEZZATINO ALLE 3 P

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  • 1 petto di pollo intero piuttosto grosso
  • 4 patate medie
  • 1 scatola di pisellini finissimi, o surgelati o (se possibile) freschi
  • volendo si possono aggiungere anche altre 2 P: qualche cucchiaiata di passata di pomodoro
  • qualche fettina di cipolla
  • olio e.v.o.
  • sale e pepe
Visto ? è semplicissimo come ingredienti, ed è un modo veloce e piacevole di mangiare il petto di pollo o di tacchino, che spesso diversamente cotto, risulta un po' asciutto e non particolarmente saporito.
Dovete prendere il petto di pollo , togliere la cartilagine centrale e il celebre ossicino dei desideri (già che ci siete, esprimere un desideriuccio non costa nulla..... ;-)) e tagliatelo a cubetti piccoli e regolari.
Tagliate a fettine la cipola e fatela appassire con un po' di olio in una padella. Appena pronta, unite anche i cubetti di pollo e fateli rosolare bene finchè non sono tutti ben dorati.

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Nel frattempo sbucciate le patate e tagliatele a dadini più o meno della stessa dimensione del pollo. Appena quest'ultimo è pronto, aggiungete anche le patate e mescolatele facendole insaporire bene con il pollo. Fate cuocere per una circa 15 minuti, magari aggiungendo, se si asciuga troppo, un mezzo bicchiere d'acqua, e solo quando il tutto è quasi arrivato a cottura, aggiungete anche i pisellini scolati del liquido di cottura . Ovviamente se doveste usare pisellini surgelati, li metterete in padella poco dopo le patate, mentre per i freschi, potete attendere un po' di più. In pochi minuti comunque tutto sarà cotto. Salate, pepate e, se volete dare un po' di colore a questo spezzatino delicato, potete aggiungere le ultime 2 P e cioè qualche cucchiaiata di Passata di Pomodoro e una spolverata di Pepe o un pizzico di Peperoncino per renderlo più....frizzante! Va dase checi sono ancora 2 o 3 P che potreste utilizzare : niente maleuna spolveratina di Prezzemolo, se piace, o un pizzico di Paprica dolce, che col pollo ben si sposa al posto del pepe o del peperoncino, o addirittura una manciatina di Pinoli tostati perchè no, per conferire croccantezza. Perciò potete giocare con gli ingredienti a vostro piacimento, e poi assaggiare e decidere di quante P amate "colorare" il vostro spezzatino.

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Ecco fatto!! Piatto unico, veloce, leggero e buono.
E ora....
Buon appetito a tutti

Daniela